Dal passo di Halfaya al campo di prigionia di Zonderwater (Tralerighe)

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«I presidi di Sollum e di Halfaya, accerchiati ed ininterrottamente battuti da artiglierie di ogni calibro e dall’aviazione, rimasti da tre giorni causa il maltempo privi di rifornimenti aerei, specie di acqua anche per i soli feriti, dopo due mesi di eroica lotta sono stati costretti a desistere da ogni ulteriore ormai impossibile resistenza».

Con il Bollettino militare n. 595 del comando superiore italiano si concluse la battaglia al Passo di Halfaya sul confine tra l’Egitto e la Libia tra le forze britanniche e le unità italo-tedesche. Raffaello Cei era inquadrato nel 2° Reggimento Articelere “Emanuele Filiberto Testa di Ferro”, come conducente di trattori utili allo spostamento delle artiglierie e al trasporto del munizionamento e vettovagliamento. Era un giovane artigliere italiano impegnato sul fronte libico e nel gennaio del 1942 al Passo di Halfaya, dopo settimane di dura battaglia, venne catturato dagli inglesi e condotto in prigionia prima in Egitto e poi in Sudafrica. Qui venne rinchiuso nel campo di prigionia di Pietermaritzburg, il campo di transito del più famoso e immenso campo di Zonderwater. In Sudafrica rimase prigioniero fino al termine del conflitto con altri 110.000 italiani. Solamente nel 1947, dopo sette anni dalla sua partenza, Raffaello Cei fece ritorno in patria.

 

Il caporale. Dal passo Halfaya a Pietermaritzburg -Zonderwater

Libia – Sudafrica 1941 – 1947

di Raffaello Cei

Tralerighe libri editore

Pagine 176 – Euro 15,00

ISBN 9788832870947

 

Raffaello Cei, Fello per i famigliari e gli amici intimi, è nato a Lucca, il 16 ottobre 1920. Chiamato alle armi nel 1940, ha prestato il servizio militare a Ferrara nel secondo Reggimento di Artiglieria Celere come trattorista. Partito per la guerra nel 1941, dopo una strenua resistenza durata 59 giorni, venne catturato dalle forze Inglesi il 17 febbraio del 1942. Deportato in un campo di prigionia nel Sud Africa, è stato rimpatriato nel 1947. Nel 1950 è stato insignito della Croce al merito di guerra. Dopo il reinserimento nella vita civile, si è occupato dell’azienda di famiglia e in seguito è stato impiegato nel parastato per 24 anni. Successivamente ha amministrato per 20 anni un’azienda calzaturiera. Dopo il pensionamento ha pubblicato due libri di memorie di guerra: “Diciassette” e “La chiesa del campo 4 e altre storie” e uno di storie e ricordi del territorio: San Vito, la vita. É membro del gruppo Zonderwater che cura la conservazione e la documentazione di tutto quello che riguarda la storia della prigionia in sud Africa dei soldati italiani durante la seconda guerra mondiale.

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