Irène Némirovsky, Maria Teresa Léon e Joyce Lussu vivono la loro esperienza letteraria ed umana in un contesto precario e violento quale quello della seconda guerra mondiale. Questo avvenimento, insieme ai cambiamenti sociali in atto come il rovesciamento dei rapporti di potere e di classe instaurato dai dominatori, i quali hanno portato alle relative persecuzioni di dissidenti e sovversivi, modifica e influenza significativamente la percezione che le autrici hanno di sé stesse e del mondo.
Si tratta di uno scenario squarciato che ferisce l’intimo, stravolgendo ogni legame positivo del soggetto con la storia, la cui reazione differisce a seconda della sensibilità e della formazione culturale. Tuttavia, proprio per mezzo dell’arte e della scrittura con la loro funzione di denuncia è possibile ricucire il tessuto identitario di un popolo, recuperando quella memoria personale e collettiva che sta alla base della coscienza sociale delle epoche passate, di quelle odierne e di quelle che verranno.
«Il paesaggio è un tema che ci riguarda profondamente in quanto ha a che fare con la percezione di noi stessi: se lo spazio intorno a noi non valorizza le nostre capacità e le nostre inclinazioni tenendo conto della complessità delle esigenze e dei bisogni umani, allora, di conseguenza, la nostra qualità di rapportarci a noi stessi e al mondo diminuisce fino a perdere di significato. Il paesaggio non è soltanto uno spazio fisico che deve essere occupato o che si impone al soggetto nella sua presenza materiale, ma è anche e soprattutto un luogo di incontro, di relazione e di scambio. È una dimensione che proietta nello spazio fisico lo spazio psichico: cioè la manifestazione culturale della nostra vita interiore in cui il meccanismo teatrale della messa in gioco di sentimenti è la rappresentazione della nostra soggettività.
Gli atteggiamenti dell’uomo di fronte al paesaggio sono sostanzialmente due, ma non vanno viste come posizione rigide in quanto esse vivono, spesso, parallelamente e sono connesse con la necessaria doppiezza della natura umana: da un lato c’è la volontà di dominio e di controllo che trasforma il paesaggio per assoggettarlo alle esigenze di sopravvivenza e di sviluppo; dall’altro, coesistente con il concetto di natura come mera materia prima da sfruttare, c’è la tendenza, puramente artistica, alla contemplazione, la quale recupera l’elemento di mistero e di fascinazione (e quindi anche di terrore) insito nella natura».
“Natura e paesaggio nelle opere di Irène Némirovsky, Maria Teresa Léon e Joyce Lussu”
di Emmanuel Gallo
Pagine 146 – Euro 14,00
Tralerighe libri editore
Collana Donna 9