In uscita nella collana Donna.
I movimenti di rivolta degli anni Settanta hanno modificato profondamente il volto dell’Italia. Fra questi, come sosteneva la studiosa Mariella Gramaglia, fu il più tardivo, il femminismo, a ottenere i risultati più duraturi.
Le attiviste dell’epoca, consapevoli dei complessi vincoli che legano il potere alla parola scritta, si adoperarono per conquistare il primo attraverso quest’ultima.
Attraverso testimonianze e documenti, ripercorriamo le tappe del femminismo milanese, dai primi manifesti alle traduzioni, dalle case editrici ai periodici, senza tralasciare le esperienze in cui lo strumento della scrittura si rivelò inadeguato.
Un viaggio nel clima violento e bellicoso, fertile e stimolante degli anni Settanta, per capire meglio il movimento che cambiò l’Italia, (anche) con la forza delle parole.
E stupirsi di fronte all’attualità e alla forza di quei libri vecchi di quattro decenni. Una vera rivincita, dopo secoli di svalutazione della scrittura femminile.
«L’importanza che Milano ebbe per il femminismo non ebbe uguali in tutta Italia. Nel decennio della contestazione (gli anni Settanta) si formarono più di trenta gruppi, di varia importanza, origine, impostazione.
Fra i più significativi possiamo ricordare Rivolta Femminile (1970), Anabasi (1970), Lotta Femminista (1972), il Collettivo di via Cherubini (1972), la Libreria delle Donne (1975), il Collettivo di Col di Lana (1976), il Gruppo della Scrittura (1977), il Gruppo Madri del Leoncavallo (1978).
Ciascuno di questi ebbe vita assai diversa: alcuni si sciolsero in pochi anni (come il Collettivo di San Gottardo), altri sopravvissero a lungo (come Anabasi); alcuni riuscirono a raggiungere risultati importanti e duraturi (la Libreria delle Donne è tutt’ora in attività), altri andarono incontro a insuccessi e frustrazioni (l’esperimento del Gruppo della Scrittura si rivelò un fallimento); persino gli obiettivi e le modalità d’azione erano molto differenti (si discuteva su tutto, dalla convenienza dello stipendio per le casalinghe all’opportunità di manifestare in piazza)».
Anna Travagliati, classe 1990, è diplomata al liceo classico e laureata in Lettere e Filologia Moderna all’Università Cattolica di Brescia.
Ha collaborato con la biblioteca dell’Unione Femminile Nazionale per scrivere le sue tesi sul femminismo negli anni Settanta, prima con un saggio sul referendum del divorzio dal punto di vista dei periodici militanti, poi con uno studio sull’uso che il movimento fece della parola scritta.
Ha approfondito il suo interesse per il mondo del libro frequentando il Master in Editoria dell’Università degli Studi di Pavia, diplomandosi con una tesi sulla casa editrice femminista Dalla parte delle bambine.
Decisa a coltivare la sua inclinazione per la narrativa, ha partecipato a diversi corsi di scrittura a Milano. Ora collabora con testate giornalistiche come DWF e accumula esperienze in campo editoriale.
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