“Ali di pollo” è uno dei racconti che compongono ANGOLI ACUTI il libro in uscita per Tra le righe. Lei è Monica Dini – questo nome segnatevelo – una delle penne migliori che la letteratura italiana sia mai stata in grado di possedere.
Nulla è scontato nella sua narrazione che non lascia sconti a nessuno. E il lettore lo capisce bene fin dalle prime battute. E’ lei la lettrice di questi racconti, la vera protagonista di questo libro che avrà un grande successo. Perchè i bei libri hanno sempre un grande successo.
Ali di pollo
Maria aveva dodici euro in tasca quando suo marito Gino parcheggiò davanti alla pasticceria. Non volevano presentarsi a mani vuote dalla famiglia che li aveva invitati. Lui rimase in macchina con la testa appoggiata al volante. Era appena rientrato dal lavoro. Solo il tempo di farsi una doccia. A lui non importava che tipo di torta avrebbe scelto, preferiva aspettarla lì con la testa messa in quel modo. Lei aveva paura che i soldi non bastassero così scelse una torta piccola. Era con crema e pinoli. La ragazza con la cuffietta bianca le disse che, quella, si chiamava Torta della nonna. Le avanzarono cinquanta centesimi.
Quando tornò in macchina suo marito si scosse.
Lo guardò in faccia, era stanco si vedeva.
Aveva fame disse. Se fosse stata sua la torta ne avrebbe mangiato subito un pezzo.
Ma se non fossero stati invitati non avrebbero speso gli ultimi soldi per comprarla.
Era luglio ed era caldo anche di sera. Maria gli chiese come era andata la giornata. Lui fece un’espressione acida e rispose, che domanda imbecille! Come vuoi che sia andata su un tetto sotto il sole. E quando finalmente fai festa non puoi neanche permetterti una bottiglia di spumante da portare con una torta.
Lei guardò fuori dal finestrino e disse che era per chiacchierare un po’. Lui fece un rumore col naso e accese la radio. C’era la pubblicità.
Andavano a casa degli Acerbi. Giovanna era stata una sua compagna di scuola. Abitavano appena fuori dal paese, vicino all’asilo nido, in una casa che gli aveva assegnato l’ammi-nistrazione comunale.
Parcheggiarono nella corte a comune e i tre bambini degli Acerbi gli corsero incontro.
Maria avrebbe voluto portare loro dei giochi.
Sarà per un’altra volta pensò mentre metteva il dolce nelle mani di Lucio il più grandicello. Un dolce piccolo anche per le sue mani.
I ragazzi corsero in casa chiamando la mamma. Un gatto magro con gli occhi cisposi si acquattò nella polvere, sparì sotto la macchina.
In casa le finestre erano spalancate, l’aria era immobile e sapeva di fritto. Giovanna in cucina friggeva ali di pollo.
Senti che buon profumo, disse Maria abbracciandola.
«Benvenuta, come stai?»
«Tutto al solito. Sai com’è.»
Gli uomini in salotto si erano stretti la mano.
I bambini erano spariti con la torta.
La tavola era stata apparecchiata con una tovaglia di plastica nuova. Sopra c’erano foto di bottiglie di vino e grappoli di uva bianca e nera. L’acqua era dentro una bottiglia di vetro di quelle col tappo bianco e la gommina. Si chiudono ermetici quei tappi lì. Maria guardandola ricordò quando, da piccola, sua madre le faceva l’acqua frizzante con le bustine.
Di primo Giovanna scodellò un’ottima pasta al pomodoro fresco, i pomodori erano dell’orto di sua madre, ci aveva messo anche l’aglio tritato fine, il basilico e l’origano. Buonissima davvero, dissero tutti. Gino ne prese due piatti. Bevvero un po’ di vino di quello nei cartoni. Non era cattivo. Era poco. Elio, il marito di Giovanna, se ne scusò di questo fatto che era poco, ma non aveva avuto tempo di comprarne altro. Era uscito tardi dal lavoro.
Gli uomini allora cominciarono a parlare di muratura. Tutti e due erano operai in quel settore. I bambini stranamente silenziosi, non si fecero notare. Giovanna cominciò a raccontare di Claudia. Era un’altra loro compagna di scuola. Le era nata una bambina sei o sette anni prima. Purtroppo non era come le altre. Aveva sofferto mentre nasceva e tutto era più difficile per lei. Giovanna diceva che a scuola non potevano più accudirla come negli anni passati. Non c’erano più fondi. Molti degli insegnanti di sostegno erano rimasti senza lavoro.
«Meno male che Claudia non ha problemi di soldi – disse ad un certo punto – ci pensi fosse successo a noi? Lei può permettersi di mandare la bambina ad una scuola privata. A casa ha già un’insegnante che la segue. Immagini se questo fosse capitato ad uno dei miei bambini … non posso pensarci.»
Maria era d’accordo. Anche loro risentivano della crisi che c’era attorno. Per questo non si erano ancora decisi a fare un figlio. Già si sentivano vecchi e non ne avevano ancora uno.
Gli uomini passarono il vassoio del fritto.
«Donne – disse Elio – prendete un po’ di ali. Nessuna parte del pollo è più incompresa. Le ali costano niente e sono una bontà. Anche voi piccoli prendetene.»
Ma i bambini non avevano più fame. Non presero nemmeno le nespole del Giappone colte dal nonno nell’orto. Chiesero il permesso di alzarsi e andarono a vedere i cartoni alla tv.
Elio si tolse un osso di bocca e ruttò forte.
«Salute – bofonchiò Gino – dove si sta meglio che a tavola? Hai sentito di quello che ha vinto cinquecentomila euro al Gratta e Vinci? Credete che riuscirebbe a gustarsi così un fritto di ali di pollo?»
«Io dico di sì – rispose Elio – sembra sia un muratore quello che ha vinto. Vedrai che si ricorda… cosa ci faresti tu con tanti soldi? Te la faresti una ditta tua?»
Cominciarono a parlare di denaro e a mangiare nespole del Giappone sputando i semi rotondi centrando la zuppiera vuota della pasta.
«Io farei subito un figlio. Prima che mi secchino le ovaie. Poi comprerei una casa.» disse Maria.
«Sì, anch’io penserei subito ad una casa mia – approvò Giovanna – vorrei uscire da qui. A volte mi vergogno.» Queste parole le aggiunse sottovoce per non farsi sentire dal marito.
«Ragazzi prendete la torta?» urlò poi ai figli. Non le risposero.
«Va be’ – aggiunse – mi alzo io.»
Gli uomini facevano progetti con la vincita. Maria costruiva un ometto con gli stuzzicadenti e la mollica del pane. I bambini guardavano la tv. Giovanna era da qualche parte a prendere la torta quando si udì il boato. Il pavimento cominciò a tremare, qualcosa cadde con rumore. I bambini furono i primi a saltare fuori seguiti dai grandi in un urlio che era come di tutto il mondo.
Nella corte a comune erano in tanti e spaventati.
Giovanna aveva in mano la torta. I bambini attaccati alle gambe.
Fu un attimo. Appena il tempo di rendersi conto.
Per precauzione rimasero ancora un poco fuori. Fecero qualche battuta. Poi decisero di mangiare lì la torta. Si sedettero sul marciapiede. Anche la signora della porta accanto che era in pigiama e a piedi nudi. Giovanna aprì il pacchetto. La torta era rimpicciolita. Tutto il bordo di pasta era sparito rimaneva il cuore di crema e pinoli.
I bambini dissero che loro non erano stati. Maria giurò che la torta era intera. Era piccola ma non così tanto.
Si sentì un’altra scossa. Era l’assestamento.
Ci pensi che si può anche morire? disse tra sé Giovanna mentre sbriciolava la torta con le mani.
L’assaggiarono tutti.